A scuola elementare insegnano a risolvere problemi del tipo: se per andare a piedi, da casa a scuola, Pippo impiega 20 minuti, a che ora deve uscire per arrivare alle nove?
Non sembra un problema al di fuori della nostra portata, vero?
Eppure, prendiamo il caso delle gare d’appalto in Banca d’Italia, e riproponiamo lo stesso problema con altre parole:
Non sembra un problema al di fuori della nostra portata, vero?
Eppure, prendiamo il caso delle gare d’appalto in Banca d’Italia, e riproponiamo lo stesso problema con altre parole:
se per svolgere una gara d’appalto europeo la Banca impiega 12 mesi, quando bisogna avviare la gara per assegnare l’appalto che deve partire dal 1° gennaio 2012?
Dodici mesi prima, evidentemente. Peccato che la Banca abbia sbagliato i conti di una bazzecola (qualche mese...) e ora sia costretta a chiedere una proroga della polizza sanitaria vigente per altri 6 mesi alla Caspie.
Grazie alla radicale e decisiva opposizione di SIBC e FALBI alla sola ipotesi di scaricare sui colleghi i costi dell’ “approssimazione” dei calcoli, la Banca si è impegnata a farsi carico dell’intero costo della polizza per i 6 mesi di proroga del 2012, accollandosi integralmente (salvo 3 euro...) anche il contributo che grava attualmente su ciascun dipendente per la copertura base. Ogni dipendente risparmierà quindi 170 euro nei primi sei mesi del 2012 per avere la stessa copertura sanitaria base del 2011.
Ci pare indubbiamente un modo intelligente di risolvere un problema che rischiava di “incartarsi”, con il rischio di lasciare per mesi privi di copertura sanitaria i dipendenti della Banca, il personale in quiescenza e i loro familiari assicurati.
Cogliamo intanto l’occasione per evidenziare a chi ha scoperto solo ora il problema degli "spezzatini negoziali" (dov'erano fino a oggi?) che - se questi sono i tempi necessari per portare a compimento una gara d’appalto - sarebbe opportuno dare un’occhiata anche agli altri contratti in scadenza. Uno per tutti, quello della mensa (tanto per rimanere in tema di "spezzatini").
Sappiamo tutti che la società che si aggiudicò l’appalto del 2009 ha dato piena testimonianza di quanto l’appalto fosse mal pensato: assegnato di fatto col criterio del costo minimo per la Banca, e caratterizzato da continue e macroscopiche violazioni del capitolato pattuito.
Non è un caso se i menu previsti contrattualmente si sono visti di rado, sistematicamente sostituiti da portate “a risparmio”. Non è un caso se i prodotti alimentari utilizzati siano di qualità sempre più scadente, e con date di scadenza pericolosamente ravvicinate. Non è un caso se il personale di servizio sia spesso sostituito da elementi di società cooperative privi di qualifiche adeguate. Non è un caso se le condizioni igieniche delle strutture e delle vettovaglie abbia evidenziato tante lacune, mettendo a rischio la salute dei colleghi. Non è un caso se si sia registrato un vero e proprio record di disaffezione nei confronti della mensa, con molti colleghi che scelgono salutari digiuni pur di evitare imprevisti (api nell’insalata, carni rietichettate per allungare la scadenza, cereali somministrati ai celiaci, ecc.).
Ora, sarebbe davvero spiacevole se, per un “disdicevole” errore di calcolo sui tempi necessari per il nuovo appalto, dovessimo veder prorogare anche il contratto-mensa che scade fra un anno. Abbiamo ben presente che una società che - per ammissione dei responsabili della Banca - gestisce in modo insoddisfacente un bene primario come la salute (alimentare) dei colleghi, andrebbe messa alla porta in anticipo rispetto alle scadenze contrattuali. Ma se non ci si preparasse a farlo neanche alla scadenza esatta (31.12.2012), sarebbe davvero arduo trovare spiegazioni convincenti.
C’è un modo sicuro per evitare che questa ipotesi sciagurata si avveri: tenere i riflettori accesi sulla mensa. Anche con gli amici della FALBI, il SIBC lo sta facendo da tempo. Non lasceremo alla deriva un bene prezioso per la salute di tutti i lavoratori.
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