lunedì 29 ottobre 2012

Dasbi: dal rinnovamento ai "segreti di Stato".


Abbiamo letto con sgomento il livore in formato-volantino del Sindacato Dasbi, contro una pacifica verità di fatto che ci eravamo permessi di ricordare. Per brevità: lunedì mattina abbiamo scritto - insieme a molte altre cose - che il Dasbi non può rappresentare i Coadiutori, anche se iscritti (e paganti quote!) a quel sindacato.
Il Dasbi non può rappresentarli perché “rinunciò formalmente” a settembre 2011 a quella e ad altre richieste in sede di “compromesso” con la Banca, dal quale compromesso il Dasbi ottenne ciò che evidentemente gli premeva maggiormente: la rappresentanza di Funzionari e Dirigenti.
A distanza di poche ore, il Sindacato Dasbi ha replicato con affermazioni che meritano una veloce analisi da parte di tutti:

1) Il Dasbi afferma di non rappresentare solo i direttivi, ma tutti gli iscritti, “per quanto riguarda le materie di natura trasversale, dove non esistono distinzioni tra direttivi e operativi”. 
Affermazione del tutto avventata. Il Sindacato Dasbi sa bene di non essere MAI convocato dalla Banca sulle materie che riguardano la carriera operativa (Coadiutori inclusi):
- non sulla riforma delle Carriere, per la quale non può quindi negoziare per conto dei Coadiutori;
- non sulla riforma dell’orario di lavoro, per la quale non può quindi negoziare per conto dei Coadiutori.
Nemmeno sulle poche materie trasversali, il Dasbi (al pari del CIDA) è convocato in rappresentanza dei Coadiutori iscritti. E’ convocato perché Funzionari e Dirigenti sono, ovviamente, parte integrante del personale a cui gli accordi trasversali si applicano.

2) Il Sindacato Dasbi afferma che SIBC e FALBI accolsero il loro riconoscimento come “una grave ferita inferta alla democrazia”.
Questa è una pura menzogna.
Ci dispiace che un solo anno di attività sindacale abbia a tal punto fagocitato la voglia di essere “diversi”. Questi sono mezzucci da vetero-sindacalisti.
I fatti parlano chiaro. A fronte del “segreto di Stato” imposto dalla Banca d’Italia in merito agli elementi di fatto e di diritto che determinarono l’improvviso riconoscimento (pur parziale) del Dasbi - rigettato pochi mesi prima in presenza di “altre maggioranze sindacali” - chiedemmo che la Banca rendesse noti “i criteri oggettivi, ammesso che esistano, per il riconoscimento di nuovi Sindacati”, nel pieno rispetto delle “legittime aspettative del Dasbi-Sinfub”.
Un’esigenza di trasparenza che abbiamo condiviso con la FALBI, e che ci stupisce non sia condivisa da tutti. La democrazia non prevede che un “datore di lavoro” possa decidere senza controllo di “riconoscere” i Sindacati “amici” e “non riconoscere” i Sindacati “non graditi”. La mancanza di trasparenza sui criteri, scrivemmo, “sarebbe una grave ferita inferta alla democrazia.”
Basta un minimo sforzo per capire che l’affermazione di ieri del Dasbi rivela una poco innovativa attitudine al totale capovolgimento della verità dei fatti.

3) Il Sindacato Dasbi afferma che “il verbale di conciliazione non è segreto” perché pubblicato “nel mensile edito dalla Sinfub ‘Confronti e Intese’, periodico spedito a tutti gli iscritti alla Sinfub” (aspetta che me lo segno, direbbe qualcuno; per chi non lo sapesse, il Sin.fu.b. è la confederazione esterna a cui appartiene il Dasbi; la sigla sta casualmente per Sindacato Funzionari Bancari).
Ora, con tutto il rispetto per il Sin.fu.b. (il cui consiglio nazionale è integralmente composto da esponenti di banche vigilate dalla Vigilanza della Banca d’Italia, sia detto per chi magari può essere interessato a qualche non trascurabile conflitto di interesse), la sua rivista mensile non rientra fra le nostre letture abituali e - osiamo pensare - nemmeno in quelle della stragrande maggioranza dei colleghi.
Ringraziamo tuttavia i colleghi del Dasbi, dal momento che il verbale del Tribunale, pur assai stringato (per questo vorremmo fosse resa pubblica la documentazione collaterale!), rafforzaquanto scritto nella nota 765057/11 della Banca d’Italia. Viene infatti aggiunto che “la Banca d’Italia riconoscerà al sindacato ricorrente (il Dasbi, ndr)... tutti i diritti sindacali previsti dalla Convenzione (dalla contrattazione ai permessi sindacali, ndr)... SEMPRE CON ESCLUSIVO RIFERIMENTO AL PERSONALE DELLA CARRIERA DIRETTIVA”.
“Sempre con esclusivo riferimento alla carriera direttiva” è lingua italiana, anche di facile comprensione.
Non riteniamo necessario aggiungere altro. Adesso smentiscano il giudice, se ci riescono.

martedì 23 ottobre 2012

Oro e immobili? Giù le mani!


Preg.mo Governatore della Banca d’Italia
Via Nazionale 91,
00184 ROMA


Egregio Governatore,

non Le sarà sfuggita la recentissima presa di posizione del presidente della Consob: per abbattere il debito pubblico “la Banca d’Italia può liberamente disporre di tutti i propri beni mobili e immobili, nei limiti in cui tali atti di disposizione non incidano sulla capacità di poter trasferire alla Bce le attività di riserva eventualmente richieste”.
Come tradotto da ItaliaOggi (9 ottobre): “Consob chiede l’oro di Bankitalia”, da immettere in un “superfondo” composto anche da “immobili e partecipazioni”.

A pochi giorni da questa presa di posizione, apprendiamo dall’Agenzia ANSA del 21 ottobre: “Nuovo impulso all'operazione debito pubblico tramite dismissioni... [si terrà] un confronto a porte chiuse, al quale sono stati invitati i vertici dei partiti e i soggetti istituzionali coinvolti … tenuto dai rappresentati di Cassa Depositi e Prestiti, Agenzia del Demanio e Bankitalia”.
Precisa l’Agenzia ASCA (22 ottobre): “L'obiettivo e' raccogliere 15-20 miliardi di euro l'anno, pari all'1% del Pil attraverso l'operazione di vendita degli immobili pubblici”. Alla riunione “a porte chiuse”, convocata dal Ministro dell’Economia, parteciperanno tutte le istituzioni coinvolte (Banca d'Italia, Cdp, Agenzia del Demanio), l'Anci, i presidenti di Senato e Camera, e i leader dei partiti politici Pd, Pdl e Udc con i rispettivi responsabili economici.

Non vorremmo scoprire che tanti anni di lavoro, dedizione e sacrifici da parte dei lavoratori dell’Istituto, che hanno contribuito all’accrescimento del patrimonio della Banca, venissero ora “devoluti” per costituire “superfondi” di incerta natura e di altrettanto incerta finalità.
Non vorremmo apprendere dalle agenzie di stampa che i “frutti” “mobili e immobili” del nostro lavoro vengono sottratti alla Banca d’Italia.

Riteniamo di avere il diritto di sapere, da chi riveste un ruolo primario nella nostra Istituzione, se esistono progetti che, nell’immediato e nel futuro, mettano in discussione la proprietà e la destinazione dell’“oro di Bankitalia”, ovvero dei suoi immobili (la grande maggioranza dei quali, è il caso di ricordarlo, costituisce garanzia del trattamento pensionistico R.T.Q. ed è correntemente concessa in fitto a innumerevoli colleghe e colleghi).

In attesa di un cortese riscontro, Le porgiamo cordiali saluti.

Roma, 23 ottobre 2012
LA SEGRETERIA NAZIONALE

giovedì 11 ottobre 2012

Le forbici incostituzionali



Con una sentenza emessa ieri, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali i tagli disposti dal D.L. n. 78/2010, nelle parti in cui - fra l’altro -  disponevano che "i trattamenti economici complessivi dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, previsti dai rispettivi ordinamenti”... venissero “ridotti del 5% per la parte eccedente i 90.000 euro fino a 150.000 euro, nonché del 10% per la parte eccedente 150.000 euro".
La stessa Corte ha altresì bocciato il decreto nella parte in cui disponeva che - in tema di compensi dei magistrati - non venissero “erogati, senza possibilità di recupero, gli acconti degli anni 2011, 2012 e 2013 ed il conguaglio del triennio 2010-2012".

Ci permettiamo di far notare all’illustre Direttorio che si tratta esattamente - nel primo caso - di una delle misure attuate dall’Amministrazione per la c.d. “applicazione della manovra finanziaria” al personale della Banca d’Italia.
Si tratta inoltre, nel secondo caso, di misura analoga - e anzi, mutatis mutandis, persino più blanda - a quella attuata unilateralmente e senza specifica prescrizione di legge nei confronti di tutto il personale, con il blocco della contrattazione e del recupero dell'inflazione per il triennio.

Sulla base di questa fondamentale sentenza, per il SIBC Sindacato Indipendente la Banca è a questo punto obbligata - senza se e senza ma - a riconsiderare integralmente la manovra, a partire dai suoi gravissimi effetti discriminatori fra le generazioni, che il SIBC non ha mai lasciato e non lascerà mai scivolare nel dimenticatoio interessato di qualcuno. 
Una manovra che, ricordiamo, è stata attuata unicamente a discapito di tutte le colleghe e i colleghi, ignorando invece tutte le altre misure previste per il contenimento delle "spese discrezionali" che, infatti, continuano a prosperare.

LA SEGRETERIA NAZIONALE