martedì 12 giugno 2012

Fine di una brutta commedia

Questo volantino non rappresenta una inutile “polemica sindacale”. Vuole semplicemente raccontare una storia realmente accaduta, la cui conoscenza - speriamo - possa essere di ausilio alla comprensione di tanti altri eventi, solo in apparenza distinti e distanti.

Un anno e mezzo fa, l’allora Segretaria nazionale del SIBC Antonella De Sanctis si dimise da questo Sindacato. Nella lettera di dimissioni, che lei si curò di indirizzare a tutti gli iscritti al SIBC per convincerli a seguire le sue orme, accusò gli organi dirigenti del Sindacato Indipendente di “scelte miopi e opportunistiche”, di “divergenze politiche, strategiche e metodologiche... non ricomponibili”.

In realtà, gli Organi dirigenti del Sindacato le avevano contestato un'attività sotterranea, tesa a determinare la sparizione del SIBC attraverso una fusione nella CISL.
Attività da lei sempre smentita con sdegno.
Pochissimi giorni dopo le dimissioni, la suddetta aderì ad altra sigla Sindacale.
La CISL.

Scrivemmo quindi un volantino denunciando “la subitanea iscrizione della stessa Segretaria  Nazionale in altra sigla sindacale a poche ore di distanza dalle sue dimissioni” e “l'emergere di suoi comportamenti impropri anche con specifici settori dell'alta dirigenza della Banca d'Italia...”, che costituivano “elementi  probanti  della slealtà con la quale da tempo si tramava alle spalle del SIBC, in spregio all’ampia fiducia accordata.

Per queste frasi, la De Sanctis querelò la scrivente Segreteria Nazionale, per una asserita lesione “del decoro, della rispettabilità e della professionaità, nonché della morale”.
Una denuncia accompagnata da un numero incalcolabile di mail e telefonate a nostri iscritti per convincerli di essere vittima dei cattivi del villaggio, atteggiandosi a Sakineh discriminata (ricordate la donna minacciata di morte in Iran?), invitandoli ad abbandonare il SIBC e seguirla nella CISL.

Ogni commedia ha una fine.

Il giudice Luciana Mameli, dopo un’approfondita indagine degli organi investigativi, ha infatti disposto l’archiviazione del procedimento avviato dalla querela - addirittura su richiesta del pubblico ministero, che pure è il rappresentante dell’accusa!! - , con una frase lapidaria:

la notizia di reato è infondata”, in quanto “il fatto non sussiste”, “non ravvisandosi... alcuna diffamazione”.

Traducendo: i cattivi non erano cattivi. Sakineh non era Sakineh.

Fine della commedia. Tardi, ma la verità viene sempre a galla.

La scrivente Segreteria non procederà con una controquerela o un’azione di rivalsa, in quanto una simile sentenza rappresenta la peggiore condanna per chi - in quanto “sindacalista” - dovrebbe vivere esclusivamente della fiducia delle colleghe e dei colleghi.

Invece, per chi ha tentato di recitare la parte della vittima, è arrivata la sonora smentita da parte del giudice che ha dichiarato “non diffamatorie” le nostre circostanziate contestazioni.

Nel frattempo, il SIBC proseguirà serenamente la propria azione quotidiana a tutela di una comunità di donne e uomini che onestamente compiono il proprio lavoro e credono nella nostra intransigente attività sindacale, senza sottomettersi a una Banca sempre più arrogante e vogliosa di “mani libere” nella gestione del personale.

Con queste donne, con questi uomini, vogliamo condividere questo momento di verità. 
Ricordiamolo sempre, e ricordiamolo a quanti, alla favola della “Sakineh” emarginata, avevano creduto in buona fede.

La commedia è finita. La favola pure.
E’ ora di tornare alla realtà, perché "la verità vi farà liberi"
(Gv 8, 32).

Roma, 12 giugno 2012 
LA SEGRETERIA NAZIONALE

domenica 10 giugno 2012

Rai: di tutto, di più...?

Anna Maria Tarantola sarà dunque il nuovo presidente della RAI.
La scelta della Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia rappresenta un’ulteriore conferma della capacità del nostro Istituto di sviluppare professionalità di alto profilo, al servizio dell’intero Paese.
Alla dottoressa Tarantola facciamo i migliori auguri per un’esperienza difficilissima, data la complessità dei problemi che affliggono la RAI dal punto di vista della progettualità culturale e dell’indipendenza dalle ingerenze della politica.

Spiace che - al di là delle lodi di maniera che oggi si levano dall’Istituto - da diverse settimane si rincorressero le voci più disparate sui destini della dott.ssa Tarantola, oggetto una girandola di offerte (da ultimo, anche la presidenza dell’ISVAP) che in molti casi prescindevano dalle competenze professionali maturate in tanti anni dalla medesima Vice Direttrice (come, almeno in parte, nel caso stesso della presidenza della RAI).
Spiace, in quanto l’incarico alla fine accettato appare come una “rimozione” dal Direttorio, un “fare posto” ad altri, più “congeniali” all’attuale assetto di vertice.

Vedremo presto se questi sospetti si riveleranno fondati o meno.

Vale la pena tuttavia di sottolineare che - con l’uscita della dott.ssa Tarantola - il Direttorio torna a essere privo di una presenza di genere femminile.
E’ di pochi giorni fa la Relazione del Governatore, in cui si affermava con granitica sicurezza: “Evidenze internazionali mostrano i possibili benefici di una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro, nelle posizioni di vertice, nelle amministrazioni.”
Infatti, dopo pochi giorni, l’unica donna in “posizione di vertice” nel Direttorio è stata rimossa.
Poiché condividevamo in pieno quelle “parole” della Relazione, ci aspettiamo che - su questo, come su altri aspetti - le parole del Governatore siano seguite da “fatti” coerenti.
Ci attendiamo ora la nomina di una donna nel Direttorio.

Roma, 11 giugno 2012

lunedì 4 giugno 2012

Orgoglio e Pregiudizi

Se la “sacra” Relazione del Governatore della Banca d’Italia fosse stata resa pubblica e liberamente interpretata dal Capo del "Servizio X" dieci giorni prima del fatidico 31 maggio, che figura avrebbe fatto il Governatore davanti all’Assemblea Generale dei partecipanti? E che fine avrebbe fatto il Capo del Servizio X?
Teniamo per un attimo a mente queste domande, mentre osserviamo che, nonostante il grande rilievo esterno dato dal nostro Istituto alle politiche di genere e alla necessità di valorizzare le donne - con convegni e, quest’anno, con un apposito paragrafo della Relazione del Governatore - al nostro interno siamo un po’ meno esigenti.
È un fatto che la lettura della relazione della Commissione Pari Opportunità per il 2011 sia ancora preclusa ai colleghi. Per lo meno, è preclusa sul sito della CPO, nel quale campeggia in bella mostra l’ultima fatica del gruppo: anno di grazia 2009, basata sui dati 2008!
Per fortuna, però, abbiamo un Sindacato dei Dirigenti attivo, molto attivo, talmente attivo che pur “dimenticandosi” di sollecitare la pubblicazione ufficiale della Relazione della CPO per il 2011, ne utilizza a piene mani e senza pudore i dati - come detto, non ancora pubblici - per la “Relazione” del Presidente di quel "sindacato", facendosi beffe de
gli umani dipendenti della Banca d'Italia (financo dei suoi Dirigenti) che non sono ancora ammessi alla lettura della Relazione ufficiale della CPO! 
Ma questi sono dettagli, dei quali toccherà occuparci noi, sottolineando che ormai siamo oltre le soglie del ridicolo nella pubblicazione di una Relazione che ormai più opportunamente dovrebbe essere appannaggio delle “Ricerche storiche” (con rispetto parlando), data la sua vetustà.
 
IL BUON ESEMPIO VIENE SEMPRE "DALL'ALTO"...
Ora, facendo tesoro dell’impagabile lettura preventiva del Sindacato dei Dirigenti, che si appropria del lavoro collettivo al quale tutte le OO.SS. hanno partecipato, utilizzandolo come se fosse proprio (vi ricorda qualcosa che avete già visto nei vostri uffici?), e in attesa della pubblicazione ufficiale di questa fantomatica Relazione, vorremmo darvi anche noi una lettura delle problematiche di genere che sussistono anche all’interno della Banca d’Italia.
Problematiche che andrebbero affrontate con urgenza, anche per dare il buon esempio al Paese che così spesso “rampogniamo” dall’alto della nostra speciale posizione. 
 
L'ORGOGLIO E IL PREGIUDIZIO
Abbiamo il privilegio di lavorare in un’Istituzione che costituisce, in periodo particolarmente buio per il nostro Paese, un faro di eccellenza. Per questo l’appartenenza all'Istituto ci rende, giustamente, orgogliosi. Questo orgoglio, tuttavia, non si deve trasformare in pregiudizio: il pregiudizio di essere migliori, dunque diversi dal resto del Paese, immuni da quei mali che affliggono la nostra società e che l’hanno portata, lentamente ma inesorabilmente, al declino che stiamo vivendo.
Noi siamo Italia, una parte eccellente, orgogliosa del Paese, ma pur sempre Italia. E’ per questo che, oltre a volgere il nostro sguardo scrupoloso al di fuori dell’Istituto, dobbiamo farlo innanzitutto al nostro interno, per verificare se e in che misura quelle stesse anomalie che frenano la crescita e l’innovazione nella società italiana noi non le abbiamo anche dentro casa, “inconsapevolmente”.
Peraltro, non sarebbe un fatto stravagante: siamo indipendenti, non siamo extraterritoriali!
 
TOH! IL "SALARY GAP" C'E' ANCHE DA NOI!
Dobbiamo guardare al nostro interno per proporre soluzioni nuove, per dare un esempio e dimostrare ancora una volta che noi siamo un’avanguardia illuminata, non un manipolo di privilegiati.
La Relazione della CPO del 2011 - che potrete leggere non appena resa pubblica - fa proprio questo: ci guarda dentro e quello che ci mostra non è rassicurante.
Esiste in Banca d’Italia - proprio come nel resto del Paese! - un significativo differenziale salariale tra uomini e donne, principalmente connesso alla retribuzione per missioni e incarichi. In un sistema previdenziale pienamente contributivo come quello attuale, peraltro, questo differenziale retributivo si tradurrà anche in una minore pensione per le donne, che tuttavia hanno visto recentemente parificare la propria età pensionistica a quella maschile senza ricevere nulla in cambio in termini di servizi di cura, che restano tutti sulle loro spalle. 
Vogliamo sottolineare con forza questo aspetto perchè, come si evince dai risultati del questionario della CPO, il peso del “lavoro di cura” non retribuito è ancora sproporzionatamente posto a carico delle sole donne. Le donne finiscono per lavorare di più per essere pagate meno, sia durante la vita lavorativa che in pensione. Individuare e superare le cause del salary gap, anche per sterilizzarne gli effetti pensionistici, è dunque una priorità.
 
O LA CARRIERA O LA FAMIGLIA
Un'utile indicazione proviene dai risultati del questionario sottoposto dalla CPO al personale, che hanno evidenziato per le donne una relazione negativa tra carriera e formazione di una famiglia. Inoltre, ancor più significativo è il dato relativo alla distribuzione del numero di figli tra Dirigenti di sesso maschile e sesso femminile. I dirigenti uomini arrivano in numero non indifferente anche fino a quattro figli, le donne dirigenti che ne hanno almeno due sono una assoluta minoranza. Questi dati ci raccontano una realtà in cui le donne in Banca d’Italia, come nel resto del Paese, incontrano difficoltà nel conciliare famiglia e carriera tanto da rinunciare spesso all’una o all’altra: donne senza carriera perché non sono poste nelle condizioni di poter accettare incarichi che le possano valorizzare, o non vengono neanche prese in considerazione nella scelta. Donne che alla carriera sono costrette a sacrificare il desiderio di una famiglia.
 
FERMARE IL CIRCOLO VIZIOSO? SI PUO'!
Come evidenziato anche nei lavori del Servizio Studi, da troppo tempo il nostro Paese spreca il talento delle donne.
Muoviamoci fin da ora per fare in modo che il nostro Istituto sappia indicare la strada al Paese, innanzitutto concludendo rapidamente e senza tatticismi il negoziato sull’orario di lavoro per consentire maggiore flessibilità nella prestazione lavorativa - per tutti - anche cogliendo le opportunità fornite dalla tecnologia per consentire lo svolgimento della prestazione lavorativa in remoto, come già accade da tempo in realtà come la BCE. Senza attendere l’adozione di regole nuove, adottiamo nell’applicazione di quelle esistenti le migliori prassi rilevabili in realtà comparabili, anche internazionali, per interrompere la c.d. "autoesclusione" delle donne da incarichi che possano valorizzarle. Valorizzare le donne, per la Banca d’Italia come per il Paese, è il migliore investimento che si possa fare. Nell’interesse di tutti.
Con orgoglio, senza pregiudizi.

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