Se la “sacra” Relazione del Governatore della Banca d’Italia fosse stata resa pubblica e liberamente interpretata dal Capo del "Servizio X" dieci giorni prima del fatidico 31 maggio, che figura avrebbe fatto il Governatore davanti all’Assemblea Generale dei partecipanti? E che fine avrebbe fatto il Capo del Servizio X?
Teniamo per un attimo a mente queste domande, mentre osserviamo che, nonostante il grande rilievo esterno dato dal nostro Istituto alle politiche di genere e alla necessità di valorizzare le donne - con convegni e, quest’anno, con un apposito paragrafo della Relazione del Governatore - al nostro interno siamo un po’ meno esigenti.
È un fatto che la lettura della relazione della Commissione Pari Opportunità per il 2011 sia ancora preclusa ai colleghi. Per lo meno, è preclusa sul sito della CPO, nel quale campeggia in bella mostra l’ultima fatica del gruppo: anno di grazia 2009, basata sui dati 2008!
Per fortuna, però, abbiamo un Sindacato dei Dirigenti attivo, molto attivo, talmente attivo che pur “dimenticandosi” di sollecitare la pubblicazione ufficiale della Relazione della CPO per il 2011, ne utilizza a piene mani e senza pudore i dati - come detto, non ancora pubblici - per la “Relazione” del Presidente di quel "sindacato", facendosi beffe degli umani dipendenti della Banca d'Italia (financo dei suoi Dirigenti) che non sono ancora ammessi alla lettura della Relazione ufficiale della CPO!
Teniamo per un attimo a mente queste domande, mentre osserviamo che, nonostante il grande rilievo esterno dato dal nostro Istituto alle politiche di genere e alla necessità di valorizzare le donne - con convegni e, quest’anno, con un apposito paragrafo della Relazione del Governatore - al nostro interno siamo un po’ meno esigenti.
È un fatto che la lettura della relazione della Commissione Pari Opportunità per il 2011 sia ancora preclusa ai colleghi. Per lo meno, è preclusa sul sito della CPO, nel quale campeggia in bella mostra l’ultima fatica del gruppo: anno di grazia 2009, basata sui dati 2008!
Per fortuna, però, abbiamo un Sindacato dei Dirigenti attivo, molto attivo, talmente attivo che pur “dimenticandosi” di sollecitare la pubblicazione ufficiale della Relazione della CPO per il 2011, ne utilizza a piene mani e senza pudore i dati - come detto, non ancora pubblici - per la “Relazione” del Presidente di quel "sindacato", facendosi beffe degli umani dipendenti della Banca d'Italia (financo dei suoi Dirigenti) che non sono ancora ammessi alla lettura della Relazione ufficiale della CPO!
Ma questi sono dettagli, dei quali toccherà occuparci noi, sottolineando che ormai siamo oltre le soglie del ridicolo nella pubblicazione di una Relazione che ormai più opportunamente dovrebbe essere appannaggio delle “Ricerche storiche” (con rispetto parlando), data la sua vetustà.
IL BUON ESEMPIO VIENE SEMPRE "DALL'ALTO"...
Ora, facendo tesoro dell’impagabile lettura preventiva del Sindacato dei Dirigenti, che si appropria del lavoro collettivo al quale tutte le OO.SS. hanno partecipato, utilizzandolo come se fosse proprio (vi ricorda qualcosa che avete già visto nei vostri uffici?), e in attesa della pubblicazione ufficiale di questa fantomatica Relazione, vorremmo darvi anche noi una lettura delle problematiche di genere che sussistono anche all’interno della Banca d’Italia.
Problematiche che andrebbero affrontate con urgenza, anche per dare il buon esempio al Paese che così spesso “rampogniamo” dall’alto della nostra speciale posizione.
Problematiche che andrebbero affrontate con urgenza, anche per dare il buon esempio al Paese che così spesso “rampogniamo” dall’alto della nostra speciale posizione.
L'ORGOGLIO E IL PREGIUDIZIO
Abbiamo il privilegio di lavorare in un’Istituzione che costituisce, in periodo particolarmente buio per il nostro Paese, un faro di eccellenza. Per questo l’appartenenza all'Istituto ci rende, giustamente, orgogliosi. Questo orgoglio, tuttavia, non si deve trasformare in pregiudizio: il pregiudizio di essere migliori, dunque diversi dal resto del Paese, immuni da quei mali che affliggono la nostra società e che l’hanno portata, lentamente ma inesorabilmente, al declino che stiamo vivendo.
Noi siamo Italia, una parte eccellente, orgogliosa del Paese, ma pur sempre Italia. E’ per questo che, oltre a volgere il nostro sguardo scrupoloso al di fuori dell’Istituto, dobbiamo farlo innanzitutto al nostro interno, per verificare se e in che misura quelle stesse anomalie che frenano la crescita e l’innovazione nella società italiana noi non le abbiamo anche dentro casa, “inconsapevolmente”.
Peraltro, non sarebbe un fatto stravagante: siamo indipendenti, non siamo extraterritoriali!
TOH! IL "SALARY GAP" C'E' ANCHE DA NOI!
Dobbiamo guardare al nostro interno per proporre soluzioni nuove, per dare un esempio e dimostrare ancora una volta che noi siamo un’avanguardia illuminata, non un manipolo di privilegiati.
La Relazione della CPO del 2011 - che potrete leggere non appena resa pubblica - fa proprio questo: ci guarda dentro e quello che ci mostra non è rassicurante.
Esiste in Banca d’Italia - proprio come nel resto del Paese! - un significativo differenziale salariale tra uomini e donne, principalmente connesso alla retribuzione per missioni e incarichi. In un sistema previdenziale pienamente contributivo come quello attuale, peraltro, questo differenziale retributivo si tradurrà anche in una minore pensione per le donne, che tuttavia hanno visto recentemente parificare la propria età pensionistica a quella maschile senza ricevere nulla in cambio in termini di servizi di cura, che restano tutti sulle loro spalle.
La Relazione della CPO del 2011 - che potrete leggere non appena resa pubblica - fa proprio questo: ci guarda dentro e quello che ci mostra non è rassicurante.
Esiste in Banca d’Italia - proprio come nel resto del Paese! - un significativo differenziale salariale tra uomini e donne, principalmente connesso alla retribuzione per missioni e incarichi. In un sistema previdenziale pienamente contributivo come quello attuale, peraltro, questo differenziale retributivo si tradurrà anche in una minore pensione per le donne, che tuttavia hanno visto recentemente parificare la propria età pensionistica a quella maschile senza ricevere nulla in cambio in termini di servizi di cura, che restano tutti sulle loro spalle.
Vogliamo sottolineare con forza questo aspetto perchè, come si evince dai risultati del questionario della CPO, il peso del “lavoro di cura” non retribuito è ancora sproporzionatamente posto a carico delle sole donne. Le donne finiscono per lavorare di più per essere pagate meno, sia durante la vita lavorativa che in pensione. Individuare e superare le cause del salary gap, anche per sterilizzarne gli effetti pensionistici, è dunque una priorità.
O LA CARRIERA O LA FAMIGLIA
Un'utile indicazione proviene dai risultati del questionario sottoposto dalla CPO al personale, che hanno evidenziato per le donne una relazione negativa tra carriera e formazione di una famiglia. Inoltre, ancor più significativo è il dato relativo alla distribuzione del numero di figli tra Dirigenti di sesso maschile e sesso femminile. I dirigenti uomini arrivano in numero non indifferente anche fino a quattro figli, le donne dirigenti che ne hanno almeno due sono una assoluta minoranza. Questi dati ci raccontano una realtà in cui le donne in Banca d’Italia, come nel resto del Paese, incontrano difficoltà nel conciliare famiglia e carriera tanto da rinunciare spesso all’una o all’altra: donne senza carriera perché non sono poste nelle condizioni di poter accettare incarichi che le possano valorizzare, o non vengono neanche prese in considerazione nella scelta. Donne che alla carriera sono costrette a sacrificare il desiderio di una famiglia.
FERMARE IL CIRCOLO VIZIOSO? SI PUO'!
Come evidenziato anche nei lavori del Servizio Studi, da troppo tempo il nostro Paese spreca il talento delle donne.
Muoviamoci fin da ora per fare in modo che il nostro Istituto sappia indicare la strada al Paese, innanzitutto concludendo rapidamente e senza tatticismi il negoziato sull’orario di lavoro per consentire maggiore flessibilità nella prestazione lavorativa - per tutti - anche cogliendo le opportunità fornite dalla tecnologia per consentire lo svolgimento della prestazione lavorativa in remoto, come già accade da tempo in realtà come la BCE. Senza attendere l’adozione di regole nuove, adottiamo nell’applicazione di quelle esistenti le migliori prassi rilevabili in realtà comparabili, anche internazionali, per interrompere la c.d. "autoesclusione" delle donne da incarichi che possano valorizzarle. Valorizzare le donne, per la Banca d’Italia come per il Paese, è il migliore investimento che si possa fare. Nell’interesse di tutti.
Con orgoglio, senza pregiudizi.
SEI D'ACCORDO CON NOI? DAI FORZA ALLE TUE IDEE E ISCRIVITI AL SIBC!
Muoviamoci fin da ora per fare in modo che il nostro Istituto sappia indicare la strada al Paese, innanzitutto concludendo rapidamente e senza tatticismi il negoziato sull’orario di lavoro per consentire maggiore flessibilità nella prestazione lavorativa - per tutti - anche cogliendo le opportunità fornite dalla tecnologia per consentire lo svolgimento della prestazione lavorativa in remoto, come già accade da tempo in realtà come la BCE. Senza attendere l’adozione di regole nuove, adottiamo nell’applicazione di quelle esistenti le migliori prassi rilevabili in realtà comparabili, anche internazionali, per interrompere la c.d. "autoesclusione" delle donne da incarichi che possano valorizzarle. Valorizzare le donne, per la Banca d’Italia come per il Paese, è il migliore investimento che si possa fare. Nell’interesse di tutti.
Con orgoglio, senza pregiudizi.
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