Negli ultimi anni la mitica carriera ausiliaria, evolutasi nei servizi generali e di sicurezza, ha subito una profonda trasformazione orientata al necessario superamento delle mansioni, e al conseguente assorbimento delle persone, nella carriera operativa.
Diciamolo francamente: la necessità di far confluire nella carriera operativa tutti i colleghi Segesi, che avevano scelto di non passare “operativi” tramite i concorsi ordinari e straordinari o non vi erano riusciti, senza scavalcare chi invece era già vice-assistente o assistente e quindi confliggere con gli interessi di questi ultimi, ha portato a soluzioni poco apprezzate dalla maggioranza della categoria. Lo stesso ampliamento mansionistico ha alimentato polemiche e contrasti, trovando sostenitori (pochi) e detrattori (molti) molto agguerriti.
In effetti è risultata una soluzione di compromesso che ha ampliato le divisioni nella categoria e creato figure professionali ibride nei “Segesi ampliati”, relegando i “non-ampliati” a un ruolo sempre più marginale.
L’unico strumento che potrà ridare piena dignità ai lavoratori che operano in questa fascia mansionistica è una equilibrata e seria riforma delle carriere. Ma non illudiamoci, la riforma è una scatola che va riempita di contenuti. E sarà determinante come si procederà nel reinquadramento dagli attuali gradi e livelli stipendiali ai nuovi livelli retributivi e ai contenuti mansionistici attribuibili a ciascun lavoratore.
Una seria riforma delle carriere, dove sia disegnato il futuro professionale delle persone con l’indicazione dei percorsi minimi e di quelli possibili per ciascun lavoratore,potrà essere ottenuta solo con una grande determinazione e attenzione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori della Banca d’Italia e delle Organizzazioni che li rappresentano. È una occasione che non possiamo perdere.
Realizzare una riforma delle carriere accecati da qualche soldo messo subito sul piatto potrebbe risultare un fatale errore. Dobbiamo guardare al futuro, sia di chi ha ancora pochi anni, ma soprattutto di chi dovrà starci ancora decenni in banca.
Abbiamo molte idee su cosa serve e cosa dobbiamo assolutamente acquisire nella nuova organizzazione del lavoro in Banca d’Italia. Tuttavia, alla luce delle recenti esperienze, vorremmo aprire un confronto trasparente per capire i reali bisogni e cosa si vuole assolutamente evitare.
Per questo abbiamo preparato un breve questionario (che trovi qui sotto) e terremo conto dei suggerimenti che perverranno solo in forma nominativa, al fine di evitare risposte fuorvianti da anonimi guastatori.
Grazie a chi ci vorrà sostenere nella nostra attività.
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