Con la consueta abilità, l’Amministrazione ha rimbalzato sulle lavoratrici e sui lavoratori l’onere di far rispettare il contratto tra la Banca d’Italia e un terzo, nel caso specifico la Caspie.
A fronte delle numerose lamentele sulla gestione della copertura sanitaria, motivate soprattutto da ritardi nei rimborsi che vanno ben oltre la fisiologia e la ragionevolezza, l’Amministrazione scrive alla Caspie per dirle di dover calcolare il tempo limite di rimborso (50 gg.) dalla ricezione della richiesta. In realtà, era tutto già scritto da anni sulla convenzione sottoscritta da Banca e Caspie. Aggiunge, la Banca, che il tempo limite così calcolato è da tenere presente anche “al fine della corresponsione dell’indennizzo previsto dalla citata convenzione per il ritardato rimborso”: indennizzo che non ci risulta sia mai stato corrisposto ad alcuno.
Traducendo: è vero che la convenzione con la Caspie prevede che “nei casi eccezionali in cui il rimborso non possa avvenire nel previsto termine di 50 gg, la CASPIE corrisponderà una maggiorazione automatica del rimborso – a titolo di risarcimento danni e sanzione forfetaria – pari allo 0,0026% per ogni giorno di calendario”. Spetta però solo ai lavoratori controllare quel che combinerà la Caspie.
Ora, sorgono alcune domande “basilari”:
- chi lo firma il contratto con la Caspie? Il singolo lavoratore o la Banca?
- perché la Banca non si dota mai di strumenti di controllo per monitorare l’andamento degli appalti milionari che assegna?
- come fa il collega a conoscere “la data di ricezione” della Caspie, per poter calcolare i 50 gg. di scadenza termini per il rimborso?
- ammettiamo poi che il collega sia illuminato in sogno, e venga così a conoscere la data di ricezione; nell’ipotesi che la Caspie non corrisponda “automaticamente” alcun indennizzo, a chi si dovrebbe rivolgere il collega per ottenere quanto spettante? Alla Caspie? E in che modo, dal momento che telefonare al Numero Verde è un tantino più complicato che conversare con Barack Obama? E con quale rapporto di forza, trattandosi di un collega lasciato solo di fronte a una compagnia assicurativa di dimensioni impari?
- e l’Amministrazione, pensa di aver esaurito il suo dovere con quella letterina, o dovrebbe mettersi a disposizione dei colleghi, oltre ad attivare tutti gli strumenti di legge per tutelarli?
Indubbiamente, lo scaricabarile è un gioco molto diffuso. Ma siccome dentro il barile, guarda il caso, vogliono farci finire gli assicurati, il SIBC invita tutti i colleghi a verificare (tenendo conto di un tempo minimo di giorni intercorrenti tra spedizione e ricezione) il riconoscimento delle indennità dovute per ritardato rimborso. In caso di contestazione, invitiamo a scrivere per conoscenza anche alla casella funzionale del Servizio PINE (pine.serviziperilpersonale@bancaditalia.it), nonché al proprio sindacato di appartenenza, o direttamente al SIBC (segreteria@sibc.it).
anche i colleghi dell'A.C. designati al settore CASPIE NON e ripeto NON rispondono MAI al telefono
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