Con il consueto "colpo di mano" notturno in Commissione al Senato, il decreto sulla spending review è stato modificato con un emendamento che parifica la Banca d'Italia alle pubbliche amministrazioni su alcune specifiche previsioni. In particolare :
1 - verrebbe posto un limite del 50% delle spese sostenute nel 2011 in materia di acquisto, noleggio, manutenzione ed esercizio di autovetture, nonché per l'acquisto di "buoni taxi";
2 - viene introdotto il divieto di attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti, già dipendenti e collocati in quiescenza, che abbiano svolto, nel corso dell’ultimo anno di servizio, funzioni e attività corrispondenti a quelle oggetto dello stesso incarico di studio e di consulenza;
3 - il valore dei buoni pasto attribuiti al personale non potrà superare il valore di 7,00 euro; eventuali condizioni più favorevoli verrebbero a cessare dal mese di ottobre 2012;
4 - le ferie, i riposi ed i permessi spettanti al personale sono obbligatoriamente fruiti secondo quanto previsto dai rispettivi ordinamenti e non danno luogo in nessun caso alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi;
5 - sarebbero ridotti i canoni di locazione, e sospeso l'aggiornamento Istat dei canoni medesimi, relativi ai contratti di locazione passiva (per la Banca) di immobili, anche a finalità istituzionali.
La valutazione del Sibc su quanto sta avvenendo è profondamente negativa, sia per ragioni di merito che di principio.
Sul merito delle questioni, è evidente che alcune delle misure in discorso sono palesemente funzionali a ridurre - sia pure in modo surrettizio - il costo del personale. Ancora una volta. In tale direzione si muovono la drastica riduzione dei buoni pasto e il divieto di monetizzazione di ferie e permessi non goduti dai colleghi, che non sempre sono messi in condizione di fruirne a causa della crescente incapacità di gestione degli organici e organizzazione del lavoro.
Una logica di risparmio sulla nostra pelle che contestiamo in assoluto, e che diventa anche un insulto all'intelligenza e alla dignità del nostro lavoro. È infatti improponibile, e profondamente offensiva, qualsivoglia parificazione tra il lavoro che svolgiamo, che permette annualmente alla Banca di conseguire utili importanti, e quello di carrozzoni statali o locali inefficienti e "causa prima" del disastro economico del Paese.
Va inoltre detto che - a titolo esemplificativo - quella dei buoni pasto è materia contrattuale, in Banca d’Italia come nelle altre Authorities interessate, e pertanto un intervento in tal senso costituirebbe una violazione dell'autonomia contrattualedelle parti (va da che qualsivoglia riduzione del loro valore inficerebbe il risultato delle consultazioni svoltesi in sede locale nei mesi scorsi).
Sul piano della logica istituzionale, stupisce il silenzio assordante sulla vicenda da parte dei soggetti che - ciascuno nel diverso ruolo esercitato - dovrebbero difendere l'autonomia e l'indipendenza della Banca d'Italia.
Il Sibc rileva e condanna fermamente la grave riproposizione di un approccio mirante ad assimilare, in tutto e per tutto, il trattamento economico e normativo del personale della Banca d'Italia a quello della Pubblica amministrazione.
Un disegno, spiace dirlo, che prosegue da diversi anni, senza incontrare la necessaria resistenza e contrasto da parte dei diversi soggetti interessati, a partire naturalmente dal silenziosissimo Vertice dell'Istituto.
Dal Vertice dell'Istituto ci attendiamo invece una inequivoca difesa del lavoro di tutti noi, che coincide con la difesa delle ragioni di esistenza della Banca d'Italia, e non il fiancheggiamento di chi punta alla “ministerializzazione” e alla “normalizzazione” della nostra Istituzione.
Il Sibc, da tempi non sospetti, rammenta che ci sono ben altri risparmi che è possibile conseguire.
Ma questi risparmi, come affermato anche dal Segretario Generale alla presenza del Vice Direttore dott. Rossi, vanno destinati a finanziare la riforma delle carriere e il reinquadramento del personale. Perché ciò avvenga, la precondizione necessaria è il recupero di una piena autonomia e indipendenza dell'Istituto. Per questo, intendiamo essere sempre di più argine alla deriva cui qualcuno sta spingendo la Banca d'Italia.
Post scriptum. Sarebbe molto apprezzato se il Direttore Generale desse conferma o smentita di quanto scritto sul numero di domenica da Libero Quotidiano, circa una tempestosa telefonata che il medesimo Direttore Generale avrebbe ricevuto dal Presidente del consiglio Monti. Secondo il quotidiano, il motivo del contendere sarebbe stato addirittura il contenuto di un articolo pubblicato su altro giornale da un ex collega, in materia di partecipazione al capitale della Banca d'Italia. Non crediamo che il contenuto dell'articolo di Libero corrisponda a verità, ma non ci dispiacerebbe una parola in tal senso del diretto interessato. Sempre in materia di indipendenza, s'intende.
LA SEGRETERIA NAZIONALE DEL SIBC
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