martedì 28 febbraio 2012

Dialogo con Marco Travaglio Legalità, Territorio, Bankitalia

Grazie davvero per questo dialogo in esclusiva con il SIBC. In questi giorni ricorre il ventesimo anniversario della stagione di Mani pulite. Hai sempre attribuito grandissima importanza alla lotta alla corruzione, e alla criminalità economica in generale. Il tuo ultimo libro, che si intitola proprio “Mani pulite”, svela i meccanismi segreti che hanno permesso a decine, centinaia di "rappresentanti del popolo", di depredare il popolo. Sei un po' il simbolo di questo tipo di giornalismo, visto che è praticato in Italia con molta parsimonia. Perché questa tua ossessione?
Perché questo è un problema che incide pesantemente nella vita quotidiana di tutti noi.

Nel 1992 un economista come Mario Deaglio stimò che la corruzione e le tangenti costassero al cittadino una tassa occulta equivalente a 7-8 miliardi di euro attuali. L’altro giorno la Corte dei Conti ha dato una stima di 60-70 miliardi di euro, il che vuol dire che in vent’anni il peso della corruzione si è decuplicato. L’evasione fiscale pesa poi altri 120 miliardi di euro. Chiaramente sono tutte cifre stimate, ma l’ordine di idee è impressionante, se si pensa ai sacrifici che tanti cittadini sono costretti a fare per permettere allo Stato di mettere “pezze” sopra a buchi di bilancio ben più contenuti...

Forse uno dei problemi è la latitanza del senso dello Stato...
In Italia, vige il "principio del furbo": chi prende o paga le tangenti è visto come un furbo. Altrove viene emarginato dalla società. Da noi anche certi sedicenti intellettuali sostengono che non è importante che i politici siano onesti, importa che siano efficienti. E’ incredibile come sparisca dalla discussione e dall’analisi il danno che viene fatto ai cittadini dal sistema della corruzione.

Fammi immaginare: l’obiezione sarà “ma a noi che importa? In fin dei conti la tangente la paga il corruttore”
Esatto. Peccato che la tangente non la paga veramente l'imprenditore-corruttore, la paghiamo tutti noi in termini di costi gonfiati delle opere pubbliche. Abbiamo migliaia di esempi sotto gli occhi, basta pensare alle opere per il G8 alla Maddalena che sono costate quasi il doppio della cifra inizialmente preventivata (poi non si è nemmeno più fatto il G8 alla Maddalena, ma questo è un altro discorso). Se in Italia costruire un chilometro di alta velocità costa 4 volte in più rispetto alla Germania, e ci si impiega il quadruplo del tempo, è naturale che in Italia ci troviamo un quarto delle infrastrutture della Germania, no?

Però ammetterai che la corruzione esiste anche in tanti altri Paesi dell’Occidente!
Noi abbiamo due tratti distintivi. Il primo è quello del “livello quantitativo” della corruzione, che da noi raggiunge punte davvero patologiche.
Il secondo è la propensione a delinquere delle classi dirigenti. In qualunque Paese europeo tu vada, i più alti tassi di criminalità li trovi tra gli ultimi, tra i disperati delle periferie dei grandi centri metropolitani, da noi sono altissimi in Parlamento e nei consigli di amministrazione dei principali gruppi imprenditoriali...

Sei il solito esagerato...
Dici? Quando c’è l’emergenza stupri, si alzano le pene per gli stupratori, quando c’è l’emergenza incendi, si alzano le pene per i piromani, mi spieghi perché quando c’è un’emergenza colossale come quella della corruzione si abbassano le pene e si depenalizzano i reati?

A occhio e croce, per lo stesso motivo per cui in Italia la prescrizione, a differenza della stragrande maggioranza dei Paesi, non si interrompe all’avvio del processo, ma continua a correre mandando a monte una valanga di processi.
Esatto, il che spiega come mai nella sola città di Torino ci siano più avvocati che in tutta la Francia. E' un intero sistema costruito per permettere ai colletti bianchi di cavarsela. 

E poi, visto che è notizia di questi giorni, citiamo il presidente tedesco Wulff che si è dimesso per aver ottenuto un prestito agevolato da una banca e aver chiesto a un giornale di non parlarne. Il presidente del Paese più importante d’Europa si è dimesso per questo, è questo il vero spread tra Italia e Germania: non è un spread finanziario, è uno spread etico!

Quasi quasi, quest’intervista la mandiamo pure a Draghi. Infatti, proprio in un intervento sul tuo giornale, il procuratore di Milano Francesco Greco ha ironizzato sulla lettera famosa della BCE firmata da Trichet e Draghi, la scorsa estate. Greco si domanda perché Draghi e Trichet non abbiano “messo al primo posto la lotta alla criminalità economica, questa enorme zavorra che, oltre ai danni che fa all’economia e allo sviluppo, inquina tutto il tessuto politico, culturale e civile. In una parola: la nostra democrazia”. Perché?
Greco declinava ulteriormente la domanda. Ossia, si chiedeva se Draghi e Trichet non abbiano citato la lotta alla corruzione e all’evasione “perché la danno per scontata, come una precondizione di esistenza di uno Stato democratico, oppure perché per loro non conta?Sarei tentato di escludere che per loro non conti. Ma in entrambi i casi, poiché noi sappiamo - come ci dicevamo prima - che quello è il vero fardello che opprime la vita economica, politica e democratica, abbiamo il dovere di occuparcene. Ora, visto che il ritornello dei nostri politici è “ce lo chiede l’Europa”, perché siamo l’unico Paese in Europa che non ha recepito la Convenzione di Strasburgo del ‘99 sulla corruzione, pur avendola sottoscritta?

Dimmelo tu, è meglio.
Non abbiamo un sistema che si può permettere certe leggi. Pensa che l’Italia è l’unico Paese in Europa in cui non esiste il reato di corruzione fra privati, ossia quella del manager che deruba la sua azienda affidando le forniture non all’azienda migliore, ma a quella che gli paga le stecche.
Si dirà, come prima: “è un problema dell’azienda”. Neanche per sogno: l’azienda sopporta costi alla lunga insostenibili, per cui è costretta a chiudere o a licenziare. La corruzione fra privati è punita ovunque tranne che in Italia. In Italia la corruzione, per essere reato, deve essere commessa da un pubblico ufficiale... E’ un danno per tutto il sistema economico! Poi ci si lamenta della mancanza di investimenti in Italia...

Qui ti sbagli! Guarda che è l’articolo 18 a mettere in fuga gli investimenti!
Come no?! A me non importa se sia un governo di destra, di sinistra, di centro, di tecnici o di marziani: un governo che vuole “salvare l’Italia” e “sviluppare l’Italia” deve partire dalla lotta alla corruzione e all'evasione. Altro che articolo 18.

Veniamo a temi più vicini alla Banca d’Italia. Le organizzazioni criminali dimostrano una grande capacità di rinnovarsi, di trovare sempre nuove forme per sfuggire alle autorità di controllo: magistratura, Guardia di Finanza, UIF. Al tempo stesso, il legislatore adegua gli strumenti di controllo con eccessiva lentezza, e così facendo la rincorsa è sempre più difficile.
Quello che dici è vero, e quello che dicevamo prima è una bella fetta del problema. La criminalità si integra, si ramifica, si espande e si organizza. Si evolve. Le mafie realizzano affari grazie ai servizietti di commercialisti, palazzinari, direttori di banca, funzionari pubblici, politici, magistrati. A me non sembra che chi combatte la criminalità economica e quella organizzata disponga di un ventaglio analogo di possibilità, in termini di integrazione, organizzazione, innovazione.

Insomma, le leggi mancano, le istituzioni di controllo faticano, il problema è: che fare?
Lo diceva il procuratore Greco nell’intervista al Fatto Quotidiano che tu stesso citavi. Organismi e convenzioni internazionali chiedono agli Stati una capacità organizzativa in grado di combattere efficacemente la criminalità economica e finanziaria. Invece in Italia ciascuno va per la sua strada, senza coordinamento: Forze dell’ordine, Agenzia delle Entrate, Consob, Banca d’Italia e UIF. Quest’ultimo riceve le segnalazioni di operazioni sospette dagli intermediari finanziari e le trasmette alla Gdf: alle Procure, delle 50 mila segnalazioni inviate nel 2011 dall’UIF, ne sono arrivate poche decine, quasi tutte in odore di evasione, elusione e frode, quasi nessuna di riciclaggio. Manca anche la preparazione...

Il giudice Caselli ha dichiarato al convegno del SIBC del 2011 “Tutti i giorni esprimiamo delle eccellenze sul piano investigativo per quanto riguarda la prova penale, cioè la prova per stabilire la responsabilità delle persone, non sempre questa eccellenza si riscontra nella capacità di cercare i flussi finanziari da reperire e da assicurare alla giustizia.” Per risolvere il problema, proponeva di creare una "Scuola superiore di formazione contro la criminalità finanziaria". Secondo noi sarebbe una grande cosa.
Sicuramente sarebbe utilissima, cosa si aspetta a realizzarla? E un minuto dopo andrei persino oltre. Un’Autorità di coordinamento dei vari organismi statali preposti a lottare contro la criminalità finanziaria è necessaria per superare le gelosie reciproche, armonizzare le competenze, favorire lo scambio di informazioni e far sì che chiunque scopra notizie di reato sia obbligato a girarle subito alla magistratura.
Integrare le conoscenze, le diverse “specializzazioni”, anche a livello territoriale, permetterebbe un vero salto di qualità. Lo facciamo, questo salto di qualità, o per piccole gelosie o interessi di vario tipo preferiamo sempre fare i passi del gambero?

(dialogo curato da Alberto Antonetti)

Dalle parole qui riportate, supportate anche da autorevoli interventi di magistrati come Gian Carlo Caselli e Francesco Greco, appare chiara l'inadeguatezza complessiva dell'apparato legislativo e del coordinamento organizzativo per contrastare la criminalità finanziaria.
L'istituzionalizzazione di un maggior raccordo fra le diverse autorità di controllo rappresenta un tassello essenziale per meglio analizzare e monitorare i comportamenti di chi è in grado di usare procedure assai sofisticate per sfuggire ai controlli di legge. 
E' noto che solo una conoscenza approfondita dei fenomeni criminali consente di rendere efficaci le relative azioni di contrasto.
E' facile immaginare l'importanza - anche in tal senso - di una presenza diffusa sul territorio, come nel caso delle rappresentanze della Banca d'Italia. La sistematica segnalazione di fenomeni indicatori di potenziale malaffare, da convogliare in una banca-dati comune fra i vari organismi pubblici preposti al controllo del rispetto delle leggi, è solo uno dei tanti esempi possibili.
Attraverso questo dialogo, vogliamo quindi rilanciare la concreta possibilità di appropriarci, ancora di più, della nostra vera missione istituzionale: al servizio dei milioni di cittadini onesti di questo Paese. 
Saper innovare, continuando a rispettare i valori fondanti del nostro lavoro, farà sì che la Banca d'Italia sia sempre percepita come Istituzione di eccellenza: lontana dai ministeri, lontana dai partiti, rispettata da tutti i cittadini.
E' interesse di noi tutti che sia così.

LA SEGRETERIA NAZIONALE S.I.B.C.

mercoledì 22 febbraio 2012

Marcegaglia e i ladri


La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha affermato ieri che "i sindacati difendono ladri e fannulloni".

La presidente di Confindustria sbaglia due volte
Primo, si lascia andare a un'affermazione di tale pochezza e genericità da rendersi portavoce di logiche pericolosamente qualunquiste.
Secondo, sembra ignorare che i ladri, in Italia, non sono lavoratori dipendenti. Sono gli evasori fiscali, i politici corrotti, i manager infedeli, oltre che incapaci, di aziende pubbliche e private.

A causa di tutto questo, i lavoratori dipendenti subiscono tagli ai posti di lavoro, subiscono l’allungamento all'infinito dell'età pensionabile, subiscono per anni un gravosissimo blocco stipendiale e contrattuale.

No, cara Marcegaglia, noi sindacati facciamo tutt'altro: difendiamo le persone oneste dai ladri. 
E’ un lavoro tanto più difficile, quanto più numerosi e potenti sono i ladri in circolazione. Ma è la ragione più profonda per cui facciamo sindacato, e certe affermazioni - che sottintendono la volontà di continuare ad addossare a noi lavoratori dipendenti i costi dell’infinito risanamento - ci spingono a farlo. Sempre meglio.

mercoledì 15 febbraio 2012

Concorsi, Convegni & il Capitano De Falco


Prendiamo il caso di una giovane laureata, intelligente, brillante e volitiva. Esce il concorso per Vice Assistente in Banca d'Italia e ci prova, anche se - dopo tanti studi - potrebbe aspirare anche ad altra qualifica e altre mansioni. Si cimenta nel concorso, nella trascurabile compagnia di 14.000 candidati, arriva fra i primi 120 assunti (ossia ne sbaraglia 13.880!) e si sottopone alla “spada di Damocle” della “residenza di prima destinazione”.
Chiede Roma? La Banca dal volto gentile risponde Foggia. Chiede Napoli? La Banca affranta le offre Potenza, “più vicino proprio non si può, che ci vuol fare signora mia?
Fatto è che, pochissimi mesi dopo che la giovane brillante ha preso servizio a Foggia o a Potenza, pena la decadenza dall'assunzione, la Banca ha assunto altre persone che - per aver toppato due o tre risposte all'esame - si erano classificate in posizione di molto successiva. A loro viene offerto di lavorare esattamente a Roma, o a Napoli.

Come mai? Escludendo dimissioni di massa fra i Vice Assistenti, escludendo l’esigenza di favorire qualcuno a danno di altri, la Banca ha evidentemente sballato la programmazione dei flussi di personale. Errare è umano, ma agli errori occorre porre riparo in fretta, pena il naufragio. Eliminare vincoli di residenza che agiscono in modo anti-meritocratico, è una strada obbligata.
L’alternativa è affrontare qualche sacrosanto ricorso al TAR da parte di colleghi che vedono lesi i propri diritti, e che il SIBC è pronto a patrocinare.

***
Altro giro, altra "trovata". Quella meravigliosa idea del “convegno a Condirettore” raggiunge ogni anno impensabili vette di credibilità. Se i nostri figli vanno a fare gli esami di scuola media o di maturità, sappiamo bene che non possono allontanarsi dall'aula, che non possono comunicare con l'esterno, che vengono ispezionati per evitare l’uso del telefonino, ed è giusto così. Al contrario, gli aspiranti dirigenti della Banca Centrale, che aspirano a qualcosina di più di “un pezzo di carta”, sembrano sottoposti a controlli pressoché nulli, durante una prova che si svolge casualmente a via Otricoli, noto "tempio della trasparenza" nonché sede del Pine, del PGR e della Revisione Interna.

Giungono segnalazioni su alcune “singolarità”, successive alla consegna mattutina della traccia da sviluppare oralmente nel corso della giornata, compresa quindi la traccia che andrà discussa nel pomeriggio. Indovinate un po’ che succede a pranzo? Mezz'oretta per uno spuntino? Scordatevelo, sono quasi dirigenti. Due ore di pausa abbondanti, tanto che, oltre al pranzo, c’era pure l’esigenza di ammazzare il tempo. E così, ciondolando per i corridoi, a diversi candidati sarebbe capitato di arrivare venti metri più là e di chiudersi - pensa la coincidenza! - nella stanza di qualche dirigente di un sindacato comprensibilmente interessato al risultato del convegno dei propri iscritti. Per carità, siamo certi che - nonostante la traccia in tasca - si sia parlato del tempo, o del campionato di calcio, o del naufragio di Schettino, ma chi può dirsi sicuro che non siano arrivate le “dritte” necessarie per una buona figura pomeridiana (che poi, altra coincidenza, è quasi sempre arrivata)?
Per non saper né leggere e né scrivere, a noi sarebbe piaciuto molto che qualcuno fosse andato a recuperare i candidati girandoloni e prendendoli per le orecchie gli avesse intimato “Torna in aula, c...zo!
Ma non è un successo. E ci dispiace per i validi convegnisti che per merito proprio hanno riportato valutazioni lusinghiere, e che ora se la dovranno vedere nelle graduatorie con i colleghi girandoloni. Comprendiamo più che bene anche il “disappunto” di chi ha dovuto lasciare il passo agli eventuali “diversamente meritevoli”.
La prossima volta, è meglio che il convegno si tenga in campo neutro, o in mare aperto. Magari, un Capitano De Falco che intervenga, laggiù lo troviamo.

Post Scriptum. Fuor di satira, la questione è assai seria, in quanto investe la stessa regolarità delle prove concorsuali.
Per questo, con lettera al Direttore Generale della Banca d’Italia il SIBC ha chiesto ufficialmente di conoscere:
- quali siano i presidi che l’Amministrazione pone in essere al fine di assicurare la necessaria imparzialità dei membri delle Commissioni e delle Giunte di Scrutinio rispetto alle appartenenze sindacali dei candidati;
- se sia confermato o smentito che i candidati dispongano, sin dal mattino, della traccia generale che andrà poi dettagliata e approfondita durante il pomeriggio;
- se sia confermato o smentito che i candidati godono di totale libertà di movimento nel corso della giornata e - in particolare - se siano in condizione di interagire liberamente con altri colleghi non sottoposti alla prova nel corso della giornata;
- se modalità tanto discutibili di svolgimento della prova giovino alla credibilità dell'Istituto e dei suoi dirigenti.
In mancanza di una seria soluzione ai problemi da noi posti, chiediamo se sia davvero utile mantenere in vita una prova che serve, in troppi casi, come “foglia di fico” per decisioni assunte altrove, e “a prescindere”.

SIBC - PIU' TRASPARENZA NEI CONCORSI E NELLA GESTIONE DEL PERSONALE
Raccontaci la tua esperienza: scrivici a segreteria@sibc.it 
Sostieni davvero la trasparenza: per un vero cambiamento, iscriviti al nostro Sindacato. Fermiamo insieme questa deriva.

giovedì 9 febbraio 2012

Anticipo e i suoi fratellini

Per effetto del deprezzamento dei titoli di Stato, e della conseguente crescita esponenziale dei rendimenti, i tassi di interesse praticati dalla Banca sull’anticipo sull’I.F.R. subiranno un aumento decisamente rilevante. Questi tassi, infatti, erano stati ancorati al “rendimento medio di mercato dei titoli di Stato e obbligazionari pubblici”, con una decurtazione del 4,5% per anticipi a fronte di spese sanitarie e del 2,5% per le altre causali.

Ora, la Banca ha annunciato per il primo semestre 2012 un deciso rialzo per i tassi di interesse a carico dei colleghi: quelli per spese sanitarie dallo 0,25% all’1%, quelli per le altre causali dall’1,25% al 3%.

Riteniamo che la situazione meriti una riflessione immediata: la fissazione, quale parametro di riferimento, del tasso dei titoli di stato rispondeva a una logica di ancoraggio a un indicatore di tasso“risk free”. La valutazione, da parte dei mercati, dei titoli del debito sovrano europeo è da allora mutata drasticamente, e questo sovverte il significato che nel corso del 2010 le diverse OO.SS. avevano dato al parametro prescelto.

Per questo motivo, accogliendo un normale principio di prevalenza della sostanza sulla forma, siamo certi che la Banca vorrà immediatamente riconsiderare l’argomento della “disponibilità anticipata” da parte del personale di una parte delle somme accantonate a fini pensionistici. 

Peraltro, il tema della “disponibilità anticipata” di una parte delle somme accantonate a fini pensionistici non riguarda affatto il solo personale “pre 93” o quello “post 93” che ha scelto di mantenere l'I.F.R. 
Il tema riguarda tutti, ANCHE GLI ADERENTI AL FONDO COMPLEMENTARE!

Per questo, quando leggiamo perorazioni - sacrosante - relativa agli anticipi IFR , ci aspetteremmo di leggere analoga determinazione nel chiedere che (finalmente!!) la CSR introduca prestiti per i colleghi aderenti al Fondo Pensione Complementare garantiti dalla posizione individuale nel Fondo medesimo. Se ci pensate, per il collega che si trova in una condizione di necessità, si tratterebbe della medesima facilitazione. Una forma semplice di equità di trattamento fra generazioni.

Al contrario, una proposta del genere viene osteggiata in modo incomprensibile, proprio dagli stessi che si mostrano interessati a ridurre i tassi di interesse sull'I.F.R.: "Nessuno osi replicare per i colleghi più giovani gli effetti pratici dell'anticipo sull'I.F.R.!" 

Ciò conferma che l’“equità fra generazioni” ha avversari molto determinati, pronti a dire NO ad anticipazioni garantite dal Fondo complementare per i più giovani di Banca, allo stesso modo in cui dicono NO al mutuo all’1% per chi deve comprare la prima casa di proprietà.  
Trattandosi - a spanne - di una tipologia di colleghi perfettamente sovrapponibili, si può desumere che la discriminazione contro i più giovani di Banca cessa di essere una coincidenza

Davanti a chi "diabolicamente persevera", invitiamo tutte le colleghe e i colleghi aderenti al Fondo Pensione Complementare a guardarsi intorno, e a rivolgersi senza indugi a chi si batte per cambiare lo stato delle cose.

lunedì 6 febbraio 2012

Tempi da lupi

Proviamo a fare qualche considerazione “spassionata” sui comportamenti tenuti davanti agli eventi atmosferici e alle decisioni di sindaci e prefetti.

In molte città, non solo a Roma, raggiungere il posto di lavoro è in questi giorni particolarmente disagevole. In alcune, è oggettivamente pericoloso per il collega che “intraprende il viaggio”. In altre, è (o è stato) tecnicamente impossibile, per il combinato disposto del blocco della circolazione per veicoli privati non muniti di catene (a Roma, per dire, le catene sono un optional simile a un frigorifero per un eschimese) e del “diradamento” dei mezzi di trasporto pubblico.


Bene ha fatto l’Amministrazione a dichiarare, con riferimento alle decisioni del Prefetto di Roma di chiudere gli uffici pubblici di Roma, che “le assenze del personale della Banca nella giornata odierna saranno coperte da permessi a carico dell'Amministrazione” (si attende ancora risposta alla nota relativa al nubifragio del 20 ottobre u.s., per il quale venne dichiarato lo stato di calamità, ndr).

Peccato che l’Amministrazione avesse rifiutato - a dispetto del più basilare buon senso - di assumere le medesime decisioni almeno 24 ore prima (che sarebbe stato comunque 24 ore dopo l’ordinanza prefettizia!). In quel caso, avrebbe dato alle colleghe e ai colleghi un segnale di attenzione e rispetto per il loro lavoro e il loro impegno. Dichiarare solo nella tarda mattinata di lunedì che gli assenti del giorno sono “a carico della Banca” assume un carattere irridente per il personale, evidentemente sospettato di “furbizie” e “piccoli calcoli”.
Incommentabile.


A proposito di “furbizie”, il classico modo dell’Amministrazione per coprire i (pochi) veri furbi è quello di non premiare mai i (tanti) veri onesti. E’ evidente che chi - a Roma e ovunque si siano verificate situazioni analoghe di chiusura uffici pubblici e/o impedimenti della circolazione dai luoghi di residenza - è comunque riuscito a recarsi a lavoro, ha diritto a vedersi corrisposto il compenso per prestazione straordinaria per la durata effettiva della prestazione lavorativa di lunedì 6 febbraio, naturalmente senza che sia loro richiesto di “recuperare” ammanchi orari di qualsiasi natura.

Ci vuole tanto a fare un gesto che riconosce il senso del dovere?

Silenzio assoluto e vergognoso sulle Filiali (sintomatico dell'attenzione del Vertice verso strutture fondamentali per la Banca). Molti colleghi ci hanno segnalato situazioni di estrema difficoltà e pericolo in numerose province italiane. In molti centri, chi non vive a stretto contatto con la Banca ma nei paesi limitrofi si è trovato spesso sprovvisto di strade percorribili verso la città. Non vigendo alcun obbligo di residenza entro un chilometro dal palazzo della Filiale, è evidente che queste situazioni vanno trattate in modo conseguente.

In particolare, ma non solo, vanno considerate le situazioni dei molti colleghi che hanno optato per il pendolarismo a seguito della chiusura della Filiale di appartenenza. Per molti di loro, il viaggio è stato un’epopea, in alcuni casi è stato semplicemente impossibile.
La Banca deve farsi carico in pieno delle lavoratrici e dei lavoratori delle Filiali TANTO QUANTO dei colleghi dell’Area Romana.

Da ultimo, una breve considerazione sul sistema di comunicazione della Banca - su cui ci ripromettiamo di tornare presto. Nell’epoca delle mail, di Facebook, dei Twitter e - al tempo stesso - della riservatezza e della tutela dai rischi reputazionali, è emerso con assoluta chiarezza che la Banca non ha ancora studiato una modalità normale di comunicare con i propri lavoratori.
Non avendo avuto la lungimiranza di creare un’area del sito internet www.bancaditalia.it riservata al personale, a cui accedere tramite codici personali, oggi la trovata è stata quella di inserire l’avviso di “copertura dei permessi” sulla home page del sito medesimo. Così, chiunque dall’orbe terracqueo si fosse affacciato al sito web della Banca, cercando di approfondire le erudite riflessioni sulle “tensioni sul debito sovrano nell'area dell'euro”, sui “bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2010”, sulla “prescrizione dei biglietti e delle monete in lire”, veniva immancabilmente distratto dall’avviso in bella evidenza sulle “assenze” e “permessi” del personale.
A fianco dell’annuncio, campeggiava una bella foto primaverile di Palazzo Koch, in posa d’ordinanza e sempre uguale a se stesso. Più realistico sarebbe stato proporre l’altra istantanea, quella da noi inserita in testa alla newsletter e relativa al ridente ingresso del Centro Donato Menichella, lunedì 6 febbraio (dove non si vede neve, è ghiaccio, ndr).
Almeno, qualcuno la smetterebbe di pensare che siamo “i soliti privilegiati”.

La scomparsa del maltempo

ULTIMORA  - LA BANCA ACCOGLIE L'ISTANZA DI CONCESSIONE DEL PERMESSO PER ASSENZE ROMANE. Rallegrandoci della decisione assunta, il Sindacato Indipendente Banca Centrale chiede che analoga misura sia assunta per tutte le Filiali che hanno subito analoghi o maggiori problemi rispetto a quelli dell'Area Romana, anche in relazione alla necessità di pendolarismo che comprende molte colleghe e colleghi coinvolti nella riorganizzazione territoriale.
Parimenti, il SIBC chiede di conoscere quale trattamento compensativo la Banca intenda riconoscere a favore di chi oggi si è recato regolarmente a lavoro.
***
Questa Newsletter è basata sulle condizioni meteo, sullo stato della viabilità e sulle ordinanze emesse nel Comune di Roma. Invitiamo tutti i colleghi a darci testimonianza dei casi analoghi nelle diverse città italiane. 

Quel pericoloso sovversivo del Prefetto di Roma ha disposto la chiusura degli uffici pubblici per tutta la giornata di lunedì 6 febbraio.
Lo ha fatto in considerazione del prolungamento dello “stato di allerta” da parte delle strutture della protezione civile.
Lo ha fatto perché “il perdurare delle condizioni meteorologiche avverse.. potrebbe determinare situazioni di pericolo” per la circolazione stradale urbana, con conseguente “pericolo per la sicurezza pubblica e l’incolumità degli stessi cittadini”.

In Banca d’Italia, il Prefetto di Roma non conta niente, da noi il sole splende e fa un caldo ferragostano. Nonostante gli appelli lanciati anche nel corso del fine settimana, l’Amministrazione ha fatto sapere a tutti i sindacati - sin da domenica 5 febbraio - che la Banca apriva regolarmente, con buona pace per la sicurezza pubblica e, soprattutto, per l’incolumità dei propri dipendenti.

Come noto, noi dipendenti della Banca d’Italia diventiamo pubblici solo quando si tratta di tagliarci lo stipendio. Anche se ci restano addosso per una vita, è questione di attimi. Passati quegli istanti, torniamo a essere considerati dalla Banca dei marziani, che quindi, di norma, raggiungono il posto di lavoro a bordo di qualche meravigliosa astronave.

Non paga di ignorare l’input della Prefettura, infatti, l’Amministrazione si è fatta beffe anche dell’ordinanza del Sindaco di Roma che ha disposto il divieto di circolazione (fino alle 12 di lunedì 6 febbraio) per tutti gli autoveicoli sprovvisti di catene o gomme termiche, e per tutti i ciclomotori.
E l’Amministrazione ignora anche che il c.d. “piano neve” del trasporto pubblico  ha implicato la soppressione e/o la rilevante riduzione del servizio della maggioranza delle linee di trasporto urbano.

Ben conoscendo l’interesse “spasmodico” della Banca per la “conciliazione dei tempi di vita e lavoro”, non proviamo nemmeno a citare il fatto che casualmente oggi a Roma sono chiuse anche le scuole (compresi nidi e materna della Banca!!). Fatto che evidentemente porrà ulteriori difficoltà alle famiglie delle lavoratrici e dei lavoratori della Banca d’Italia.

Resta una domanda ineludibile: come dovrebbe arrivare in Banca (e magari pure in orario) chi si trova improvvisamente privato di trasporti pubblici e non dispone di catene? Astronavi a parte, intendiamo.
***

La concreta impossibilità di raggiungere in condizioni di sicurezza il posto di lavoro non può essere considerata “discrezionalmente” dall’Amministrazione, né fatta ricadere “a posteriori” sui lavoratori.

Per questo, alla luce dei dati di fatto sopra enunciati, diffidiamo l’Amministrazione della Banca d’Italia dal penalizzare, in qualsivoglia forma, ritardi e assenze del personale della Banca d’Italia che nella giornata odierna - e fino a ristabilimento della situazione di normalità della viabilità - attesti di non essere in grado di raggiungere il posto di lavoro in condizioni di sicurezza.
Invitiamo altresì l’Amministrazione a diramare indicazioni chiare a tutti i propri dipendenti, anche attraverso il proprio sito internet.

5 febbraio 2012