domenica 27 maggio 2012

Caspie e i suoi passacarte

Al Capo del Servizio P.I.N.E.
Con nota n. 448313 del 23 maggio u.s., codesta Amministrazione ci informa dello scambio epistolare intrattenuto con la Caspie a seguito delle circostanziate denunce del SIBC, da ultimo con nota del 3 maggio u.s..

Da tale scambio epistolare, emerge quanto segue:
1. la Caspie sostiene di aver recuperato “i noti standard di servizio”, al punto che “non si rilevano ritardi nella liquidazione delle richieste di rimborso” (sic!!);
2. la Caspie attesta di aver “restituito gli originali delle ricevute di spesa relative a tutte le pratiche già rimborsate afferenti il 2011”. (attenzione: non dice però che numerose pratiche di rimborso 2011 non sono state ancora rimborsate, e di queste naturalmente non sono stati restituiti gli originali dei documenti di spesa);
3. la Caspie segnala che - registrandosi sul sito www.caspieonline.it - è a disposizione degli assicurati “un prospetto riepilogativo che permette di estrapolare, in autonomia, le informazioni necessarie per le prossime scadenze fiscali” (ma anche questa informazione sembrerebbe riguardare, purtroppo, le sole pratiche “concluse”, e non quelle ancora in via di valutazione).

Tali informazioni inducono alcune riflessioni.
1. la Banca si lava le mani dei problemi di chi ha ancora deve ricevere rimborsi dell’anno 2011, oltre che i conseguenti disagi nella compilazione delle dichiarazioni fiscali;
2. la Banca agisce come se il contraente della polizza non fosse lei stessa, ma qualcuno che passava per strada. E’ l’Amministrazione che ha la responsabilità di verificare la regolare conduzione dell’appalto, il rispetto dei tempi e di tutte le condizioni sottoscritte;
3. al contrario, l’Amministrazione della Banca d’Italia ha completamente abdicato al ruolo di controllo dei servizi assegnati in appalto, compreso quello relativo alla copertura sanitaria, limitandosi al ruolo di portalettere neutrale e sostanzialmente indifferente fra le parti.

Resta solo da chiedersi a cosa serva avere dirigenti strapagati se la loro funzione, a fronte di appalti del valore di alcune decine di milioni di euro, è quella di fare da “passacarte” fra le lettere di legittima protesta e le relative risposte, senza nemmeno prendersi la briga di verificare la fondatezza e veridicità delle une e delle altre.

Inoltre, resta davvero un mistero il motivo per cui la Banca si arroghi il diritto di diffondere a terzi le comunicazioni a essa indirizzate. La violazione dei criteri minimi di riservatezza - che già in altri campi l'Amministrazione non aveva saputo garantire, ma almeno aveva verbalmente stigmatizzato - ha da oggi addirittura l’imprimatur ufficiale del Capo del Servizio PINE.

Un fatto grave sul quale - così come sul comportamento contrattuale della Banca, lesivo dei diritti degli assicurati - ci riserviamo ogni iniziativa nelle sedi opportune.

Roma, 28 maggio 2012                                          LA SEGRETERIA NAZIONALE

martedì 22 maggio 2012

VENTI ANNI

Venti anni fa, il 23 maggio 1992, saltava in aria un intero tratto di autostrada. Congiungeva l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo. Su quel tratto di autostrada, in quel momento, transitavano le auto con a bordo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, gli agenti Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo.
Morti.
Venti anni fa, il 19 luglio 1992, esplodeva un tratto di strada nel cuore di Palermo, a via D’Amelio, dove abitava la madre di un altro magistrato, Paolo Borsellino.  Muore Paolo Borsellino, e con lui gli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina.
Morti.

Il Sindacato Indipendente vuole onorare la memoria di questi nostri valorosi Concittadini, questi servitori dello Stato, cioè di tutti noi. Il servizio dello Stato, della comunità in cui ciascuno di noi vive, rappresenta un tratto unificante di personalità diverse, che danno corpo e significato a ciò che chiamiamo Stato: Giorgio Ambrosoli, Libero Grassi, don Puglisi. Tratto che ha contraddistinto anche importanti personalità all'interno della Banca d'Italia, basti pensare a Paolo Baffi e Mario Sarcinelli, o a quanti si opposero in tempi più recenti ai "furbetti del quartierino".

Venti anni dopo, attendiamo ancora che sia fatta piena luce sulle responsabilità di quelle stragi. E’ importante conoscere la verità, perché solo la verità può liberare questo Paese dai lacci e dai ricatti che lo immobilizzano da troppi decenni.

Scopriremo forse un giorno, prove alla mano, che Paolo Borsellino venne ucciso perché impedì una indecente trattativa tra lo Stato e la mafia. 


Questo era solo il frutto di qualcosa di più profondo. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rappresentavano un insopportabile ostacolo morale e culturale rispetto alla diffusione di una cultura mafiosa. Testimoniavano quotidianamente il loro "credo civile". Spiegava Borsellino, già nel 1989: «Vi è stata una delega totale e inammissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell'ordine a occuparsi esse solo del problema della mafia [...]. E c'è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l'ha condannato, ergo quell'uomo è onesto... E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, bè ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest'uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest'uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!».

Parole di chi crede nel significato profondo del controllo di legalità, eppure ne riconosce i limiti. Parole di chi non poteva convivere con una cultura che sempre più attanaglia il nostro Paese.
Venti anni dopo.
Se ascoltiamo bene, Paolo e Giovanni ci parlano ancora oggi.

giovedì 17 maggio 2012

Segreti di Stato e segreti di Pulcinella

Egregio Governatore,

la nostra Istituzione vive anni complessi e impegnativi, per le vicende che coinvolgono i mercati internazionali. Vive anche anni difficili, per il rischio di essere strumentalmente additata all’opinione pubblica fra i destinatari di “privilegi”, presunti, in epoca di sacrifici generalizzati.
Un rischio che va evitato non favorendo una sciagurata, progressiva assimilazione al Pubblico Impiego, ma sottolineando in ogni sede l’altissimo livello di professionalità che i lavoratori della Banca d’Italia assicurano costantemente al Paese da decenni.

Un rischio che va evitato anche attraverso una necessaria Riforma delle Carriere, sulla quale troppe parole sono state spese e nulla è stato fatto, e - nel frattempo - con una drastica correzione dei vigenti meccanismi di avanzamento all’interno della scala gerarchica.
In mancanza di tali correttivi, il rischio non sarebbe solo esterno, di tipo reputazionale, ma anche interno, di tenuta della coesione fra i lavoratori.

Non Le sfuggirà, infatti, che l’attuale politica degli avanzamenti, unitamente allo stallo sulla Riforma delle Carriere e agli effetti delle manovre finanziarie “blocca-stipendi” e “salva-Italia” stanno creando una spaccatura grave e non rimediabile fra i Dirigenti dell’Istituto e tutto il resto del personale.
La mancanza di equità e la mancanza di trasparenza rappresentano ostacoli non sormontabili per la credibilità dell’Istituzione, credibilità che siamo certi Lei voglia preservare, tanto quanto il Sindacato Indipendente.

Il recente provvedimento di promozione dei Dirigenti rappresenta, in tale ottica, un segnale assai pericoloso.
Come ben sa, il Sindacato Indipendente aveva chiesto formalmente che - al pari di tutti gli altri gradi - la Banca, in sede di confronto sugli organici, rendesse noto dallo scorso mese di dicembre anche il numero degli avanzamenti programmati per tutti i gradi della dirigenza. Così non è avvenuto, e il “segreto di Stato” opposto - su mandato del Direttorio - risulta tanto più odioso in quanto privo di motivazione.

Non è questo il comportamento di una Istituzione seria, che in tal modo rischia di avvalorare l’ipotesi che le promozioni dei dirigenti siano merce di scambio o finalizzate a promozioni di singoli ben identificati.

Il pervicace rifiuto di rendere trasparente la programmazione delle promozioni dei dirigenti stride - ne converrà - con quanto previsto per gradi funzionali assai meno “blasonati”, come a esempio “Capo reparto” o “Capo officina”, gradi ai quali è possibile accedere solo previo decesso o pensionamento di chi ricopre quel ruolo.
A maggior ragione, ciò dovrebbe avvenire per i Dirigenti, la cui posizione è “altamente funzionale” per antonomasia, ma anche alla luce della remunerazione giustamente percepita.

Eppure, il richiamato provvedimento prevede oltre 20 promozioni di dirigente “a disposizione”, ossia per posizioni che non esistono nella pianta organica dell’Istituto. Questa disparità di trattamento all’interno del personale non facilita il “senso di appartenenza”, bensì “il senso di demotivazione”. Quale Banca d’Italia preferisce, Lei?

Purtroppo, ulteriori elementi denotano scarsa considerazione delle regole di buon senso ed efficiente organizzazione.

La sessione di promozioni 2012 ha evidenziato infatti 115 promozioni (in due anni, 250 colleghi oggi dirigenti sono stati beneficiari di promozione, pari al 40% di quelli esistenti).
L’impressione che in Banca d’Italia si proceda “a due velocità” risulta sempre più forte, e ormai inaccettabile.

Sono i numeri stessi a confermare questa convinzione, a evidente danno:
-  del personale delle carriere operative, le cui percentuali di avanzamento sono limitate a quote offensive per l’alta professionalità richiesta per l’ingresso in Banca e quotidianamente dimostrata sul lavoro (Coadiutori: 5%, Assistenti: 1,9%!!!);
-  del personale dei Funzionari, il cui accesso alla dirigenza è immotivatamente inferiore rispetto al numero di pensionamenti registrati fra il personale di grado superiore;
-  delle donne, il cui numero di promosse, seppur in timida crescita rispetto agli anni trascorsi, risulta ancora contenuto, pari a meno di un terzo degli avanzamenti;
- dei Dirigenti di Filiale, promossi in numero davvero esiguo, a vantaggio dei colleghi dell’Amministrazione Centrale e - all’interno di questa - di poche “aree felici”.

Non vorremmo abusare del termine, ma l’impressione che la “Casta” punti ormai ad arroccarsi, restringendo i propri numeri per poter meglio largheggiare in “prebende” al proprio interno è testimoniato dai numeri stessi.
Centoquindici  Dirigenti in servizio sono stati promossi nell’anno, meno della metà dei collocati a riposo negli ultimi 12 mesi, ma a meno della metà di quest’ultima metà è stata “concessa” la promozione al grado iniziale della dirigenza, creando fra l’altro “code” di promuovibili prive di rispetto per il valore dei colleghi Funzionari che vi figurano.
 La contraddizione si spiega solo con la volontà di separare in modo sempre più forte i trattamenti economici di una piccola parte del personale rispetto a tutti gli altri.

 In questa ottica, va iscritto anche l’incredibile aumento dell’importo delle gratifiche dei Dirigenti, importo anch’esso da sempre soggetto ad altro “segreto di Stato”, ma che qualche collega Dirigente, che rifiuta la logica dell’omertà, ci ha gentilmente comunicato. E’ del tutto evidente, egregio Governatore, che gli incrementi di queste gratifiche “segrete” (che rappresentano una retribuzione aggiuntiva di oltre il 20% rispetto alla voce stipendiale contrattata e “pubblica”) appare un vero schiaffo in faccia al personale che ha subito, in modo unilaterale, l’indecente blocco triennale della contrattazione e che rischia di pagare per decenni quel blocco se non si adotteranno sollecite misure compensative.

Si tratta del personale che dal “gioco delle gratifiche” è escluso, ma si tratta anche del personale dei Funzionari, sempre più usato dal “Sindacato della Casta” come merce di scambio per portare acqua al mulino di pochi, e la cui gratifica (in questo caso, pubblica) rappresenta un quota assai contenuta della retribuzione, il cui incremento si limita a una manciata di euro.

Per questi motivi, in nome del dovere istituzionale di assicurare equità di trattamento e trasparenza gestionale che Lei certamente condivide, il Sindacato Indipendente chiede un Suo intervento diretto sulle materie in questione, al fine di rimuovere senza tentennamenti gli ostacoli di chi - più che gattopardescamente - punta a non cambiare nulla, perché nulla cambi.

In attesa di una Sua risposta, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Roma, 17 maggio 2012

                                                                       p. LA SEGRETERIA NAZIONALE 

giovedì 3 maggio 2012

La Caspie è scomparsa. La Banca pure?

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Al Capo del Servizio P.I.N.E.

Con nota dello scorso 21 marzo indirizzata a codesto Servizio, la Caspie giustificava i ritardi nella lavorazione delle pratiche di rimborso sulla base dei seguenti elementi:
  • i “tempi tecnici necessari” alla “nuova compagnia assuntrice del rischio” per il caricamento “nel proprio sistema informatico” di “tutti i dati anagrafici dei dipendenti della Banca d’Italia”;
  • la “tardiva richiesta di proseguire a erogare assistenza sanitaria”, “causata dal rinvio dell’esito della ‘nota’ gara”;
  • “l’inusuale copertura del rischio, limitata a un solo semestre”.
A quarantacinque giorni di distanza da quella lettera, il Sindacato Indipendente ha notizie certe del persistere di innumerevoli situazioni di ritardo nella definizione delle pratiche di rimborso da parte della Caspie. Numerose di esse si riferiscono ancora - addirittura! - ai mesi di novembre e dicembre 2011.
E’ di palese evidenza il disagio che tale situazione arreca ai colleghi. Un disagio che in diversi casi assume una portata molto significativa, per via delle ingenti spese sostenute e degli inspiegabili ritardi nei rimborsi. A fronte di questo peso ingiustificabile, l’ipotesi di una piccola “penale” per i giorni di ritardo
- la cui verifica è rimessa al singolo assicurato -riveste una portata “consolatoria” assai limitata.
A ciò si aggiunge il fatto che tutti siamo tenuti a presentare in questi giorni la dichiarazione dei redditi 2011 e la documentazione concernente le spese sanitarie da portare in detrazione fiscale. L’impossibilità di conoscere l’esito delle richieste di rimborso (e quindi di conoscere l’ammontare da detrarre in sede di dichiarazione) e la mancanza della documentazione in originale, trattenuta dalla Caspie da circa sei mesi (!!), costituisce un ulteriore elemento di forte incertezza e gravi disagi.

Tutto ciò premesso, il Sindacato Indipendente chiede di conoscere cosa abbia fatto codesta Amministrazione per impedire che si perpetuassero i disagi sopra indicati, quali iniziative siano state assunte e quali si intende assumere, anche in sede giudiziaria, per salvaguardare il diritto del personale in servizio e in quiescenza a un trattamento assicurativo rispettoso delle condizioni contrattuali pattuite.

Analogamente, il SIBC chiede quali iniziative siano state assunte dalla Caspie per smaltire i ritardi accumulati, e quali garanzie l’Amministrazione sia in grado di dare ai colleghi in merito alla tempestiva definizione di tutte le pratiche di rimborso, per le spese sostenute fino al 30 giugno p.v..

Nell’occasione, il SIBC chiede che venga data informativa a tutti i colleghi in merito agli esiti della gara di appalto per la copertura sanitaria decorrente dal 1° luglio p.v.. Si rammenta, infatti, che proprio codesta Amministrazione affermò con granitica sicurezza che - rispetto alla scadenza del 31 dicembre u.s. - sarebbe stata sufficiente una proroga della copertura allora vigente di tre soli mesi (ossia, fino al 31 marzo u.s.) e che fu proprio la Caspie a imporre una proroga più prolungata (sei mesi). 

Certi che codesta Amministrazione non oserà quindi neppure ipotizzare ulteriori proroghe della vigente copertura sanitaria, attendiamo che codesta Amministrazione fornisca una sollecita ed esaustiva risposta alle legittime preoccupazioni di tanti colleghi.

Roma, 3 maggio 2012
LA SEGRETERIA NAZIONALE