giovedì 17 maggio 2012

Segreti di Stato e segreti di Pulcinella

Egregio Governatore,

la nostra Istituzione vive anni complessi e impegnativi, per le vicende che coinvolgono i mercati internazionali. Vive anche anni difficili, per il rischio di essere strumentalmente additata all’opinione pubblica fra i destinatari di “privilegi”, presunti, in epoca di sacrifici generalizzati.
Un rischio che va evitato non favorendo una sciagurata, progressiva assimilazione al Pubblico Impiego, ma sottolineando in ogni sede l’altissimo livello di professionalità che i lavoratori della Banca d’Italia assicurano costantemente al Paese da decenni.

Un rischio che va evitato anche attraverso una necessaria Riforma delle Carriere, sulla quale troppe parole sono state spese e nulla è stato fatto, e - nel frattempo - con una drastica correzione dei vigenti meccanismi di avanzamento all’interno della scala gerarchica.
In mancanza di tali correttivi, il rischio non sarebbe solo esterno, di tipo reputazionale, ma anche interno, di tenuta della coesione fra i lavoratori.

Non Le sfuggirà, infatti, che l’attuale politica degli avanzamenti, unitamente allo stallo sulla Riforma delle Carriere e agli effetti delle manovre finanziarie “blocca-stipendi” e “salva-Italia” stanno creando una spaccatura grave e non rimediabile fra i Dirigenti dell’Istituto e tutto il resto del personale.
La mancanza di equità e la mancanza di trasparenza rappresentano ostacoli non sormontabili per la credibilità dell’Istituzione, credibilità che siamo certi Lei voglia preservare, tanto quanto il Sindacato Indipendente.

Il recente provvedimento di promozione dei Dirigenti rappresenta, in tale ottica, un segnale assai pericoloso.
Come ben sa, il Sindacato Indipendente aveva chiesto formalmente che - al pari di tutti gli altri gradi - la Banca, in sede di confronto sugli organici, rendesse noto dallo scorso mese di dicembre anche il numero degli avanzamenti programmati per tutti i gradi della dirigenza. Così non è avvenuto, e il “segreto di Stato” opposto - su mandato del Direttorio - risulta tanto più odioso in quanto privo di motivazione.

Non è questo il comportamento di una Istituzione seria, che in tal modo rischia di avvalorare l’ipotesi che le promozioni dei dirigenti siano merce di scambio o finalizzate a promozioni di singoli ben identificati.

Il pervicace rifiuto di rendere trasparente la programmazione delle promozioni dei dirigenti stride - ne converrà - con quanto previsto per gradi funzionali assai meno “blasonati”, come a esempio “Capo reparto” o “Capo officina”, gradi ai quali è possibile accedere solo previo decesso o pensionamento di chi ricopre quel ruolo.
A maggior ragione, ciò dovrebbe avvenire per i Dirigenti, la cui posizione è “altamente funzionale” per antonomasia, ma anche alla luce della remunerazione giustamente percepita.

Eppure, il richiamato provvedimento prevede oltre 20 promozioni di dirigente “a disposizione”, ossia per posizioni che non esistono nella pianta organica dell’Istituto. Questa disparità di trattamento all’interno del personale non facilita il “senso di appartenenza”, bensì “il senso di demotivazione”. Quale Banca d’Italia preferisce, Lei?

Purtroppo, ulteriori elementi denotano scarsa considerazione delle regole di buon senso ed efficiente organizzazione.

La sessione di promozioni 2012 ha evidenziato infatti 115 promozioni (in due anni, 250 colleghi oggi dirigenti sono stati beneficiari di promozione, pari al 40% di quelli esistenti).
L’impressione che in Banca d’Italia si proceda “a due velocità” risulta sempre più forte, e ormai inaccettabile.

Sono i numeri stessi a confermare questa convinzione, a evidente danno:
-  del personale delle carriere operative, le cui percentuali di avanzamento sono limitate a quote offensive per l’alta professionalità richiesta per l’ingresso in Banca e quotidianamente dimostrata sul lavoro (Coadiutori: 5%, Assistenti: 1,9%!!!);
-  del personale dei Funzionari, il cui accesso alla dirigenza è immotivatamente inferiore rispetto al numero di pensionamenti registrati fra il personale di grado superiore;
-  delle donne, il cui numero di promosse, seppur in timida crescita rispetto agli anni trascorsi, risulta ancora contenuto, pari a meno di un terzo degli avanzamenti;
- dei Dirigenti di Filiale, promossi in numero davvero esiguo, a vantaggio dei colleghi dell’Amministrazione Centrale e - all’interno di questa - di poche “aree felici”.

Non vorremmo abusare del termine, ma l’impressione che la “Casta” punti ormai ad arroccarsi, restringendo i propri numeri per poter meglio largheggiare in “prebende” al proprio interno è testimoniato dai numeri stessi.
Centoquindici  Dirigenti in servizio sono stati promossi nell’anno, meno della metà dei collocati a riposo negli ultimi 12 mesi, ma a meno della metà di quest’ultima metà è stata “concessa” la promozione al grado iniziale della dirigenza, creando fra l’altro “code” di promuovibili prive di rispetto per il valore dei colleghi Funzionari che vi figurano.
 La contraddizione si spiega solo con la volontà di separare in modo sempre più forte i trattamenti economici di una piccola parte del personale rispetto a tutti gli altri.

 In questa ottica, va iscritto anche l’incredibile aumento dell’importo delle gratifiche dei Dirigenti, importo anch’esso da sempre soggetto ad altro “segreto di Stato”, ma che qualche collega Dirigente, che rifiuta la logica dell’omertà, ci ha gentilmente comunicato. E’ del tutto evidente, egregio Governatore, che gli incrementi di queste gratifiche “segrete” (che rappresentano una retribuzione aggiuntiva di oltre il 20% rispetto alla voce stipendiale contrattata e “pubblica”) appare un vero schiaffo in faccia al personale che ha subito, in modo unilaterale, l’indecente blocco triennale della contrattazione e che rischia di pagare per decenni quel blocco se non si adotteranno sollecite misure compensative.

Si tratta del personale che dal “gioco delle gratifiche” è escluso, ma si tratta anche del personale dei Funzionari, sempre più usato dal “Sindacato della Casta” come merce di scambio per portare acqua al mulino di pochi, e la cui gratifica (in questo caso, pubblica) rappresenta un quota assai contenuta della retribuzione, il cui incremento si limita a una manciata di euro.

Per questi motivi, in nome del dovere istituzionale di assicurare equità di trattamento e trasparenza gestionale che Lei certamente condivide, il Sindacato Indipendente chiede un Suo intervento diretto sulle materie in questione, al fine di rimuovere senza tentennamenti gli ostacoli di chi - più che gattopardescamente - punta a non cambiare nulla, perché nulla cambi.

In attesa di una Sua risposta, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Roma, 17 maggio 2012

                                                                       p. LA SEGRETERIA NAZIONALE 

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